sabato 12 gennaio 2013

Una storia fatta di trucioli (Italian)


Una storia fatta di trucioli

http://www.surfnews.com/articoli.aspx?id=163

Jed Noll, il babbo Greg e tre secoli di cultura surf ritrovata.

Il rapporto tra padre e figlio nel surf è una relazione particolare. Se nel mondo 'normale' essere figli di una celebrità garantisce accesso diretto al successo, tra le onde, la sicurezza dello status e le garanzie per il futuro contano ben poco. Jed Noll, il figlio più giovane del leggendario big wave rider, ha seguito le orme del padre iniziando da zero e seguendo una traiettoria tutta personale che si è ricongiunta solo negli ultimi anni con le proprie radici. A trent'anni Jed produce qualsiasi tipo di tavole, dai 6'2' thruster super moderni a repliche in legno di tavole hawaiiane del 1700 passando per installazioni artistiche e long single-fin.
Chiaramente il sapere del padre l'ha influenzato, se non altro trasmettendogli attraverso i geni una manualità splendida ed una profondità di pensiero che pochi surfisti riescono ad esprimere. Jed Noll è cresciuto come un ragazzino qualsiasi della California Settentrionale. 'Sapevo che mio padre era una leggenda del surf, ma io lo conoscevo come pescatore e per me tutto finiva lì.' 'Da Bull', questo era il soprannome di Greg fino agli anni 70, si era ritirato dal mondo del surf nel '69 dopo aver cavalcato l'onda più grossa mai presa fino ad allora alle Hawaii (Makaha, 4 Dec 1969). Senza più draghi da sgozzare e scoraggiato dalla shortboard revolution, Greg aveva girato le spalle ad un lucroso business vendendo la ditta e trovando lavoro in Alaska come pescatore professionista. Jed è cresciuto a Crescent City, ai confini settentrionali della California quando tutte queste leggende sembravano parte di un passato lontano. D'estate la cittadina brulica di turisti ma d'inverno l'intera area è frequentata solo da locali. In questo stato di semisolamento, fatto di paesaggi marini mozzafiato e foreste di sequoie secolari Greg ha speso gli ultimi vent'anni ridiscutendo, in silenzio il passato del surf e crescendo la sua famiglia. Questa chiacchierata con i Noll è stata registrata in una settimana di permanenza con Greg e Jed. Surfando con Jed, analizzando le tavole che produce col padre e scandagliando i meandri dei loro interessi personali ho avuto la possibilità di percorrere a ritroso la storia dello shape dal legno di Kona alle tavole più attuali, un racconto lungo trecento anni che vale la pena ascoltare in religioso silenzio.

JED E IL SECONDO INIZIO DEI NOLL

Jed ricorda i suoi primi passi nel surf con la naturalezza di chi ha risposto sì ad una vocazione interna.
'All'epoca papà ci portava a surfare spesso e sapevamo che era una leggenda ma per noi lui era un pescatore professionista e tutto il resto contava poco. Costruire tavole era una cosa che volevo fin da piccolo. Mi sono avvicinato grazie a mio fratello. Avevo 10 o 12 anni e Rhyn era appena tornato dalla California Meridionale dove aveva imparato a shapare. L'ho visto lavorare a casa di papà la prima volta e mi ha chiesto di dargli una mano. La prima tavola l'ho fatta poco dopo a casa sua. All'epoca a me interessava solo prendere onde e trovavo intrigante farlo su tavole costruite da me. Il passo successivo fu di fare tavole per gli amici poi, siccome odiavo studiare, ho capito che potevo trasformare una passione in lavoro. Odiavo il sistema scolastico e il suo conformismo e non vedevo un futuro sostenibile per me in questa società che pianifica ogni minuto della tua vita in funzione del guadagno. Appena ho visto una via di fuga l'ho imboccata e questa via di fuga era lo shaping.'
Ma facciamo un passo indietro. Di sicuro Greg non ha forzato Jed verso la shaping room ma cosa dire delle prime surfate? Di sicuro i gelidi inverni della California Settentrionale non sono l'ideale per un bimbo che si avvicina alle onde. 'Neppure le estati sono molto calde lassù e le onde non sono un gran chè. Lo stesso ovunque andassimo papà portava una tavola e fu durante un trip a sud che provai il brivido della planata. Lui remava steso dietro e, quando la tavola iniziò a prendere velicità, mi mise in piedi davanti a lui. Avevo cinque anni e la tavola era un 11'7' che papà aveva costruito per Waimea. Rimasi folgorato da subito e sono cresciuto surfando indistintamente short o long per passare più tempo possibile in acqua. Ancora adesso sono convinto che per massimizzare gli sforzi occorra usare tutta la gamma di tavole a nostra disposizione a seconda delle condizioni.' I primi passi di Jed sono avvenuti lontano dall'ala protettiva di Greg. 'Sono undici anni che costruisco tavole. Devo dire che è stato Bob Pearson, di Pearson Arrow Surfboards (Santa Cruz), il primo a credere nelle mie capacità. Bob mi ha preso sotto la sua protezione e mi ha insegnato le basi dello shaping. Ho lavorato con lui per cinque anni durante i quali andai a shapare anche in Giappone presso Kazumi Nakomura di CHP. Adesso sto shapando una infinità di tavole diverse. Dalle repliche in legno degli Olo e degli Alaia che faccio con papà alle tavole che realizzo per il mio team e per me stesso. Faccio longboard, paddleboard, tavolette e persino kneeboards ed ho la possibilità di usare materiali diversissimi. Schiuma di poliuretano e di EPS, legno Koa hawaiiano, sequoia, balsa, qualsiasi materiale sia più indicato alla tavola di turno.' Nonostante la maggior parte delle sue tavole siano fatte utilizzando materiali moderni, parlare del legno e delle tavole del passato accende in Jed una luce diversa. 'E pensare che da piccolo odiavo questo genere di anticaglie! Papà mi portò con lui alle hawaii con la promessa che avremmo surfato ma mi tenne chiuso al Bishop Museum per giorni mentre lui misurava le tavole dei vecchi re hawaiiani. Mi sono annoiato a morte quella volta ed ho iniziato ad odiare tutte quelle noiose ricerche che faceva. Ma poi, crescendo, il legno col suo fascino mi ha chiamato. Il legno è vivo ed ogni pezzo è diverso e unico per grana, sfumature e texture. È per questo che le tavole di legno sono le favorite dai collezionisti.'

MAGIA DEL LEGNO

Ed è stato il legno a far riunire i sentieri surf di parde e figlio e quando questo è successo, trecento anni di sapere sono confluiti in Jed attraverso il padre. Insieme stanno costruendo una replica in balsa e sequoia di un gun anni '60 di Josè Angel (che Greg definì il più coraggioso surfista di sempre), la loro shaping room è piena di preziose assi di legno in attesa di prendere forma. 'Il legno mi ha aiutato a superare le crisi creative.' dice Jed. 'Lavorando tutti i giorni su pani di poliuretano è facile annoiarsi e perdere l'entusiasmo verso il lavoro. Ma con il legno è diverso perchè ogni pezzo è unico ed è sempre una sfida diversa. Un'altra idea che mi spinge a lavorare il legno è quella di preservare la tradizione ed in questo mio padre è essenziale. Dal punto di vista pratico, usiamo gli stessi principi dello shaping su schiuma poliuretanica ma li applichiamo con utensili diversi che lui conosce a fondo.' Al di la dei materiali usati, le tavole dei Noll sono curate nei minimi dettagli non ultimo la grafica. 'Il mio contributo alla creazione di tavole ultimamente s'incentra molto sulla decorazione. E' una sfida nella sfida. Tentare soluzioni che non sono mai state provate prima. Proviamo una combinazione di legno e resina ad esempio, o un intarsio particolare, poi lo analizziamo e cerchiamo di migliorarlo assieme. Il legno di Koa, quello effettivamente usato in antichità dai polinesiani, rappresenta l'apice di questa ricerca. Lo facciamo arrivare da Big Island alle Hawaii ma, come sai, il taglio degli alberi di Koa è vietato quindi possiamo acquistarlo solo se è caduto naturalmente o se è stato dichiarato morto da un botanico. Le regole sono rigidissime perchè la specie è protetta ed è molto difficile trovarlo, specialmente in blocchi lunghi quattro metri come interessa a noi. Ci sono solo tre persone alle Hawaii che hanno licenza per tagliare il Koa e mio padre, negli anni, ha stretto rapporti con due di loro. Gli fa avere le misure di tronchi che ci servono e poi aspettiamo senza avere la minima idea di quanto tempo occorra. Quando un albero sta per essere abbattuto mio padre riceve una chiamata ed il giorno dopo siamo già in aereo sperando di essere sul posto mentre l'albero viene tagliato. Dal momento che cade abbiamo un minuto scarso per analizzare la sezione del tronco e decidere se ci interessa o no. E facciamo questo per ogni pane di legno Koa. La ricerca del tronco giusto può essere un vero problema. Abbiamo aspettato due mesi, un anno, a volte fino a tre anni prima di trovare esattamente il pezzo che serviva per la tavola che avevamo in mente. In questo processo produttivo il tempo è una grandezza relativa. Una volta che abbiamo il tronco giusto dobbiamo spedirlo al porto dove resta in quarantena e viene ripulito dagli insetti. Poi viene imbarcato su una fregata che lo porta a San Francisco. Il tratto finale fino a Crescent City avviene in camion. Appena scaricati dal camion i pani di legno vengono riposti in una camera a temperatura controllata. Occorrono da sei a nove mesi da quando il tronco cade a quando lo riceviamo e circa un anno da quando entra in camera di essiccatura a quando possiamo finalmente lavorarlo. Il Koa è un legno magico che affonda le radici direttamente nel cuore tribale del surf e bisogna rispettare i suoi tempi.' Intanto Greg, che fino ad allora ci aveva ascoltato in paciosa contemplazione, si inserisce nel discorso.

INTAGLIARE IL KOA

'Quel giorno al Bishop Museum ho dovuto raccontare un sacco di balle per arrivare a vedere le tavole antiche. Serve la richiesta dall'università ma io ho a malapena la licenza superiore! Quando hanno acceso le luci nella sala di conservazione mi si sono rizzati i peli della schiena dall'emozione! Tavole vecchie di secoli, canoe perfettamente conservate ed intarsiate con disegni splendidi, sono oggetti trovati nelle grotte scavate dalla lava ed usate anticamente come tombe. Ho tirato fuori il mio metro a nastro e la matita, ho indossato i guanti ed ho ricopiato su carta le dime delle tavole. Mi hanno permesso di appoggiarle per terra ma ho dovuto ricoprire la matita di carta per evitare lo sfregamento contro il legno. Alla fine sono riuscito a rilevare perfettamente le dime degli Olo e degli Alaia, le tavole usate dai nobili in antichità. Usando un calibro ed un po' di utensili da carpentiere ho riportato la larghezza ad intervalli di sei pollici. Fatto questo, abbiamo impiegato un inverno intero per trovare un pezzo di Koa da lavorare, abbiamo cercato in tutte le isole prima di trovarne uno. Da allora ci abbiamo messo quasi due anni prima di iniziare ad usare la pialla. Quando il primo Olo fu finito mi resi conto che era la prima volta che qualcuno ricreava una tavola antica con il legno originale. L'intaglio della tavola, la fase finale, richiese circa due settimane e quando fu completamente finita la appoggiai al muro, mi versai qualcosa da bere e la guardai per quasi un'ora provando una sensazione stranissima. Era come se da un momento all'altro si potesse materializzare un antico polinesiano a dire: 'Chi è questo haole che viene a rubare i nostri segreti!?' Pensiamo per un attimo a quanto, tutti noi, dobbiamo alla cultura polinesiana. Tutti i surfisti del pianeta hanno tratto beneficio da questo stile di vita ma è raro che qualcuno renda omaggio alla civiltà che ha iniziato tutto questo. Il fatto di ridare forma ad una tradizione, mi ha fatto sentire speciale. Le tavole che facciamo non sono semplici copie e neppure cimeli da appendere al muro, sono omaggi al sapere hawaiiano. Una volta alle Hawaii abbiamo assistito all'apertura di una tomba antica scavata nella lava. Un coltivatore mio amico guidava l'auto nella sua proprietà quando il suolo è sprofondato portando alla luce una tomba mai aperta prima. Il National Geographic venne per girare un documentario ma il mio amico hawaiiano non volle assolutamente entrare nella tomba in quanto la considerava un luogo inviolabile e pericolosamente magico.

GREG, UN PONTE
TRA GENERAZIONI

E' indicativo come due percorsi surf diversi e paralleli (quelli di Jed e Greg) abbiano trovato un punto d'incontro proprio nel campo delle tavole antiche. Liberi dai dogmi del modernismo surf e sovvenzionati dal sempre crescente numero di collezionisti i due hanno potuto spaziare a piacimento nella ricerca pura convogliando nelle loro creazioni caratteristiche ed attitudini da epoche molto diverse. 'Quando avevo dieci anni e mi serviva una tavola, l'unico modo era quello di fartela da solo. A quei tempi Joe Quigg e Bob Simmons non avevano ancora aperto la bottega e Dale Velzy shapava gratuitamente solo per gli amici! Quando a qualcuno serviva una tavola si trovava un cortile libero, si comprava la balsa, il legno di sequoia, una cassa di birra e si iniziava a tagliare ed incollare i pezzi. C'era gente che suonava l'ukulele, gli amici venivano a far visita, diventava una festa ed in pratica iniziammo a fare una tavola ogni fine settimana! Col passare del tempo Simmons iniziò a fare tavole e venderle, all'epoca era l'unico da cui potevi ordinare una tavola. Dopo di lui aprirono Quigg, Kivlin e Velzy. Tutto successe molto in fretta, nel giro di un paio d'anni. Al tempo della mia prima tavola Velzy aprì quella angusta bottega vicino al Manhattan Pier di Hermosa. Shapava le tavole in spiaggia ed il vento portava i truccioli fino in riva al mare così lo costrinsero ad aprire un negozio vero in città dove produceva cinque o sei tavole alla settimana. Quando le onde erano brutte stava al negozio ed appena la swell entrava veniva in acqua con noi. Iniziai a frequentare il suo negozio regolarmente e ad aiutarlo nelle riparazioni. A volte Dale mi lasciava usare la pialla sul nose e sul bottom delle tavole in produzione. Poi un giorno Dale andò a pranzo col resinatore e tornarono alle sei di pomeriggio completamente ubriachi. Io intanto ero andato avanti a shapare la tavola e l'avevo terminata da solo. Velzy guardò la linea di un rail, poi quella dell'altro, poi mi guardò dritto negli occhi senza dire niente. Da quel giorno non mi lasciò mai più toccare la pialla! Aveva già capito da dove sarebbe arrivata la concorrenza! Da allora io e Mike Bright iniziammo a lavorare alle tavole in sequoia. Sempre più surfisti passavano dal pesante legno pieno alla leggera balsa ed a noi chiedevano di sostituire il legno originale. Piallavamo via la copertura, aggiungevamo bordi in balsa o quant'altro e richiudevamo il tutto. Dopo averne fatte un po' la gente cominciava a conoscerci attorno ad Hermosa. Fu in quegli anni che la vetroresina entrò in gioco e cominciai presto ad avere una cerchia di clienti, tra i quali Robert August, che ha iniziato proprio con una mia tavola. Il business crebbe in fretta sia a South Bay che alle Hawaii quando mi ci trasferì. In breve gli ordini divennero tantissimi e crescevano esponenzialmente così dovetti passare dal garage che usavo ad uno più grande, poi affittai un negozio e da lì tutto esplose. Nelle estati dei primi anni '60 arrivai a sfornare anche 150 tavole alla settimana, avevo settanta dipendenti e un mare di pensieri. Poi il surf esplose anche in costa est e fu un altro boom di lavoro per noi. Insomma, ogni volta che le cose sembravano assestarsi qualcosa di epocale succedeva e cambiava totalmente le prospettive. Quando nel '65 Felipe Pomar vinse i primi mondiali in Perù, vendemmo anche laggiù un infinità di tavole. Fu allora che aprimmo un negozio alle Hawaii dove studiavamo e producevamo tavole apposta per le onde grosse. Qui nacque il design dei famosi Waimea Gun e, ancor prima di Waimea, i semi-gun che erano perfetti per la North Shore. In un giorno tipico a Sunset, su trenta persone almeno venticinque usavano una tavola delle mie. Molte delle innovazioni di allora sono filtrate fino ad oggi e mi fa piacere vedere come certi particolari delle tavole di allora siano presenti anche nei gun attuali. Poi arrivò la shortboard revolution e, basilarmente, io non la capivo proprio ed ero in un momento della mia vita in cui ero pronto a prendere una nuova direzione. Dopo quell'onda a Makaha mi spostai a Crescent City mandando affanculo tutto e tutti. Per anni non ho voluto sapere niente di surf, non leggevo i surf magazine, surfavo un po' quassù ma niente di che. Però capitava che i miei figli guardando un programma sul surf in tv mi dicessero: 'Guarda babbo! quelli sono i tuoi pantaloncini a strisce!' e questo mi inorgogliva più di qualsiasi altra cosa.'

TEMPI MODERNI

C'è voluta una chiamata dalle Hawaii per riaccendere la scintilla. 'Circa quindici anni fa Buffalo Keaulana mi chiamò invitandomi al Trade Show in California. Pensai che sarebbe stata una buona occasione per far vedere un po' di mondo ai bambini visto che passare tanto tempo quassù ti rende un po scorbutico. Quando entrai nella fiera mi accorsi che di quanto si fosse allargato il mercato. Gli organizzatori mi proposero di aprire un piccolo stand e vendere adesivi e magliette. La fiera fu un successo e noi vendemmo tutto quello che avevamo portato, la gente faceva la fila fuori dallo stand. In quegli stessi giorni un imprenditore acquistò i diritti sul logo per l'abbigliamento così, alla fiera successiva, portammo solo tavole. Il revival long, tanto in voga ora, non era ancora iniziato e noi eravamo gli unici ad avere longboard in esposizione a quella fiera. La gente non vedeva longboard nuovi da almeno vent'anni, erano diventate tavole per collezionisti e nessuno le usava o faceva più da almeno due generazioni. Noi portammo dei long splendidi, repliche di tavole dei primi anni '60 con tanto di pinna in legno e decorazioni Paisley. La gente impazziva! Non voglio dire di essere stato responsabile del ritorno del longboard ma di sicuro eravamo all'avanguardia anche in questo. E' stato come se tutti i pezzi di un puzzle di colpo andassero al loro posto.'

Avrei voluto finire questo articolo con una frase illuminante di Greg sul futuro del surf. Nonostante Jed lo definisca 'un gran chiacchierone' Greg non ha però voluto parlarne in questa intervista. Del resto, ora che il surf ha riguadagnato la sua attenzione ed il suo bagaglio conoscitivo, chi vorrebbe immaginare qualcosa di diverso per loro?

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